Descrição
L’inseparabilità di parola ed immagine nell’esperienza teatrale gesuitica del Seicento si fondava su un progetto retorico posto a servizio dell’uomo inteso come coscienza incarnata. Il ricorso alla teatralità nella didattica dei collegi gesuitici è interpretato come creazione di uno spazio psicologico e conoscitivo in cui la reinvenzione fantastica, attivando memoria, immaginazione, affetti ed intelligenza, educava a guardare e giudicare la realtà in modo ordinato, consapevole, orientato. Due poli di approfondimento: 1) l’agile manuale di Cipriano Soarez, assunto ad “archetipo” della concezione retorica gesuitica: il dire figurato è riverbero del vero che traluce nel sensibile; 2) un’incursione nelle Disputationes de homine e nelle scuole di Salamanca e Coimbra consente l’ancoraggio della retorica all’antropologia e all’etica. Il punto di approdo è l’individuazione dell’omologia fondativa che assimila lo sguardo dello spettatore teatrale a quello dell’uomo prudente, allenati a cogliere -l’uno nella scena del teatro, l’altro nella scena della storia- l’intentio che le abita.